Vedere da vicino coloro che ci hanno fatti nel corpo e nella mente permette di iniziare quel lungo percorso di differenziazione e individuazione che ci permette di compiere la più grande opera d'arte che ci è dato fare nella nostra vita: noi stessi.
Una parte che risulta molto interessante e molto utile in un percorso di psicoterapia è quello relativo all’analisi insieme al paziente delle caratteristiche psicologiche dei suoi familiari.
Questo è generalmente possibile dopo che sono riuscito ad avere informazioni sufficienti a farmi l’idea di come sono o sono state alcune persone intorno al paziente, pertanto è qualcosa che è possibile solo dopo una buona conoscenza del paziente e alla quale non dedico tempi o sedute specifiche ma che avviene durante le sedute, quando ci si avvicina naturalmente ad alcune tematiche o aneddoti, in genere partendo dai ricordi di episodi e momenti riguardanti le persone care più vicine.
Da questi offro un’analisi possibile delle persone più importanti e più presenti, considerando che le più presenti nel corso dei primi anni di vita sono anche quelle più importanti in termini di formazione della struttura psichica.
Chi è e chi è stato il padre di quel paziente? E la madre? Come hanno vissuto, quali desideri hanno realizzato e quali no? Che infanzia hanno avuto e quale è stato a loro volta il loro rapporto con i loro genitori nelle varie fasi della loro vita? Come esprimevano le loro emozioni? Come erano, cosa sognavano e come si comportavano in sostanza le persone che più di ogni altre hanno avuto un influsso psichico su quel paziente? Queste sono alcune delle domande che ho in mente e alle quali desidero dare risposta.
In genere da questa importante ricerca negli archivi della mente si riesce ad ottenere un quadro nitido dei genitori, piuttosto definito dei nonni, più indefinito ma talvolta valido dei bisnonni, poi oltre è raro riuscire ad andare anche se possibile.
Pensiamo alla complessità e alla ricchezza di informazioni che una simile operazione permette di recuperare, informazioni e vissuti utili a presentare al paziente la possibilità che alcune sue difficoltà, paure, sintomatologie, come anche caratteristiche del sé positive e desiderabili siano storicamente ricollegabili a quelle di altre persone presenti nella sua famiglia che lo hanno preceduto, che siano persone che hanno direttamente interagito con il paziente o persone vissute solamente a livello fantasmatico nella vita del paziente perché magari scomparse ancor prima della sua nascita, ma che hanno comunque contribuito a costruire la struttura psichica delle persone vicine e pertanto indirettamente la sua.
Queste brevi immagini iper-sintetizzate di antenati poi ritrasmesse dai genitori o dai nonni, immagini che inevitabilmente compongono il corredo genetico psichico di ogni essere umano, permettono di restituire il senso di umanità e storicità nel quale siamo immersi tutti e dentro il quale noi stessi rimarremo nelle vite anche solo fantasmatiche dei nostri posteri. Che cosa sarà ricordato di noi? Come saremo stati, chi saremo nei racconti che i nostri figli o nipoti faranno di noi?
Al di là delle questioni di interesse umano e “archeologico”, ritrovo ogni volta in questa pratica clinica un profondo effetto terapeutico.
Il paziente, attraverso i feedback che riceve legati ai suoi racconti, ha la possibilità di avvicinarsi sempre più all’idea che alcuni suoi aspetti più intimi e talvolta problematici siano connessi alle persone che lo hanno cresciuto. Il paziente, i suoi genitori a loro volta frutto di altri quattro nonni, a loro volta risultato psichico di altri otto bisnonni. La compagnia di attori e di comparse si arricchisce sempre più nel corso del lavoro, riempiendo il teatro immaginario in cui la stanza di psicoterapia si trasforma e la cui analisi regala infine il senso di tutta la commedia.
Per quanto siano direi obbligate e non meno terapeutiche le tappe in cui il paziente possa provare forti sentimenti di rabbia e odio verso le persone che ha amato e dalle quali avrebbe voluto sentirsi amato in modo differente, esperienza che tutti noi abbiamo certamente fatto, poter considerare le difficoltà umane che i nostri antenati hanno a loro volta incontrato restituisce al complesso un’immagine di un’umanità fragile, come è quella che noi tutti viviamo, talvolta resiliente e che permette, nel tempo e nella lenta elaborazione che la psicoterapia psicoanalitica consente, di fare pace con le ferite subite e di poter andare oltre, sentendoci un anello della catena al quale è arrivato inevitabilmente la tensione degli anelli precedenti. Anello che si può liberare dal dover continuare a sostenere quella tensione, quei sogni altrui, quelle repressioni emotive, quei veti interiori appartenenti ad altri.
Riconoscere permette di differenziarsi e differenziarsi ci impone, seppur nella fatica, di trovare una propria dimensione, una propria natura, una propria forza.
Elaborare insieme al paziente questi suoi pezzi di vita psichica permette di riconsegnare alle persone che hanno ruotato attorno a lui le loro eredità scomode, ringraziare per quelle positive e ricche e metterle in cassaforte, comprendere e talvolta perdonare, riconoscendo ciò che dei pensieri e comportamenti non è nostro e potendo quindi fare spazio a modalità nuove più in sintonia con il sé.
La sfida più grande, difficile e che ogni giorno per ogni uomo si rinnova è quella di realizzare sé stessi nella propria natura più intima e originaria, prendendo distanza da ciò che altri e prima di noi, in noi hanno riposto.
Dr. Manrico Caputo
Via Domenico Chiodo, 81
19121 – La Spezia
+39 338 4184898
Via Santa Sofia, 60
35121 – Padova