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Le nostre radici psichiche

Cresciamo non solo nei rami, ma anche le nostre radici si modificano giorno dopo giorno.

Mi capita spesso nella mia pratica clinica di parlare ai pazienti di aspetti psicologici collegati all’infanzia o di utilizzarne le nozioni che conosco nel ragionare tra me e me di un paziente, della sua storia, quando rifletto sulle possibile strade che possono portarmi a essere di aiuto a una persona che si affida a me per la sua guarigione.

Siamo stati tutti bambini e negli anni della nostra infanzia abbiamo imparato a interagire con il mondo e con noi stessi; numerosi studi validati a livello scientifico, grazie ormai ai nuovi strumenti di diagnostica a disposizione delle neuroscienze che permettono di osservare il funzionamento della mente in vivo ci hanno permesso di osservare come le variabili ambientali influenzino da subito lo sviluppo cerebrale, quindi emotivo e cognitivo del bambino, persino ancora prima della nascita e successivamente in modo potente nei primi mesi e poi anni di vita.

Le neuroscienze stanno piano piano validando molte delle teorie psicoanalitiche che esistevano già e confermano quanto la relazione sotto i suoi più svariati aspetti plasmi il cervello del bambino, e gli stili di accudimento genitoriali, le esperienze che il bambino fa con il sé e con l’altro intersecati con il temperamento personale, siano mattoni fondamentali di ogni esistenza, di ogni vita, di molte delle decisioni che un essere umano prenderà nella sua vita anche a distanza di molti anni.

Banalmente, non saremmo la stessa persona e non avremmo fatto le scelte che abbiamo fatto se fossimo cresciuti in un ambiente differente, in una famiglia differente, in un contesto sociale, politico, religioso differenti. 

Ma allora, chi siamo noi?

Per poter rispondere a questa domanda risulta pertanto inevitabile dover portare ogni paziente a considerare aspetti antichi, talvolta dolorosi o rimossi della sua vita per dare un senso, una spiegazione e un’alternativa alla vita del presente.

E spesso mi è capitato di imbattermi in sedute in cui un paziente mi chiedeva esplicitamente di non andare a guardare troppo nel passato perchè non lo considerava importante per il suo scopo di guarigione. Converrete che una simile richiesta può segnalare al clinico il tentativo di un evitamento, il tentativo di allontanare un ulteriore dolore, di mantenersi lontani da ciò che è stato secretato a se stessi per molti anni.

Per fortuna i modi per tornare a rivedere il proprio passato sono molti e si può essere molto delicati nel farlo, inoltre oggi gli occhi potranno non essere più quelli spaventati o disarmati del bimbo che si è stati, ma saranno gli occhi di un adulto che potrà dare un senso nuovo a quel passato, un adulto che ha il potere, con gli strumenti che ha, di andare oltre ai blocchi che impediscono alle radici di dare buona linfa alla pianta tutta.

Così come il passato ci ha “segnati”, in positivo e in negativo, anche il presente può farlo con le nuove esperienze del presente e la psicoterapia è la nuova esperienza strutturata ad hoc; quello che viene detto e vissuto nelle sedute crea nuovi circuiti neurali, nuove memorie, nuove esperienze che hanno lo scopo di guarire. 

La mente si modifica durante una psicoterapia e gli studi adesso dimostrano anche questo.

Un po’ come se scaricassimo sullo stesso hardware nuove applicazioni che donano nuove fuonzionalità e che abbiano persino il potere di modificare l’hardware stesso che diventerà mano a mano sempre più disposto a sostenere le nuove funzionalità psicologiche apprese, quello che si dice un circuito virtuoso.

La terapia della parola, la relazione tra psicoterapeuta e paziente, il “qui e ora” che avviene nella stanza di analisi modifica strutturalmente nella mente aspetti patologici del “la’ e allora”, del passato, e da la si parte, dal racconto di ciò che fu, per costruire una diagnosi e un piano di trattamento, un progetto di cura di ciò che ancora oggi continua a influenzare la vita.

Etimologicamente rivoluzione indica anche il movimento di un corpo celeste che ritorna al suo punto di partenza e credo che ciò che viene fatto in uno studio di psicoterapia sia proprio questo qualcosa di potentenmente rivoluzionario, che può portare ogni uomo attraverso un percorso di conoscenza della propria storia antica a poterne considerare gli effetti e a costruire nuove modalità che lo riporteranno alla posizione in cui sarà pienamento libero di esprimere se stesso secondo quelle che sono davvero le sue inclinazioni, desideri, aspirazioni, potendo costurire nuove radici, perchè anche quelle, come stiamo vedendo, sono potenzialmente in mutazione.

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