Per stare bene è necessario poter pensare alla relazione di coppia in modo soggettivo, unico, potendola così ritagliare il più possibile a misura di ciò che siamo e desideriamo; eppure essa viene codificata spesso in modo rigido nei suoi vari aspetti, questo dipende ovviamente dalla cultura in cui viviamo, dall’educazione che abbiamo ricevuto, dagli esempi che abbiamo osservato, dalla religione.
Di fatto, per quanto assurdo possa essere, se dobbiamo acquistare una casa ci sentiamo liberi di scegliere tra un’appartamento, un loft, una casa in campagna o un piccolo pied-à-terre in una zona romantica in città, di “costruire” quindi quel progetto sulla base delle nostre necessità; spesso però ciò che mi capita di ascoltare nella pratica clinica è che vi siano pochi modelli di matrimonio o di unione disponibili nel pensiero condiviso, e questo porta a inevitabili difficoltà. Tempi, modi, comportamenti, abitudini, si trovano spesso a essere infilati nell’imbuto di una relazione non in linea con ciò che si è, e questo restringimento non può che portare a problematiche che incidono poi sull’individuo e sulla coppia stessa.
I problemi che possono presentarsi possono essere molteplici, talvolta gravi e insormontabili, altre volte apparentemente banali, non per questo meno importanti e invasivi, perché nella quotidianità anche questi hanno un peso notevole sulla nostra qualità di vita, sulla nostra vita affettiva con il partner, sulla nostra vita sessuale, sulla possibilità di costruire un progetto insieme all’altro.
Tutti noi in una relazione di coppia, come in qualsiasi altra relazione che prevede un investimento affettivo, attingiamo a vissuti, emozioni, desideri, paure dal profondo del nostro passato, dal fertile terreno che alimenta le nostre radici con sostanze buone e nutrienti, legate a esperienze pregresse di amore e di affetto, o di sostanze tossiche, legate a esperienze negative che rischiano di avvelenare ciò che di buono è nato o sta nascendo; il nostro terreno è, semplificando, ciò che ci ha “nutrito” durante la nostra crescita, generalmente provenendo dalla relazione con le figure genitoriali, sia in senso stretto che non.
Nella maggior parte dei casi, il disagio, non nasce ne da uno ne dall’altro dei membri della coppia, bensì da un intreccio di elementi che, entrambi, si stanno scambiando in quel terreno di mezzo alle proprie radici, il terreno della relazione, entro il quale le storie di ognuno e i fantasmi di ognuno possono creare miscele inerti o pericolose.
La psicoterapia permette di osservare divenendone consapevoli l’origine profonda del proprio disagio, di rivolgersi al partner e comunicare bisogni e desideri che spesso rimangono celati per anni, talvolta dando l’opportunità di ristrutturare la relazione che si è andata a incrinare, talvolta a prendere consapevolezza che la relazione desiderata non può essere conciliabile con ciò che la coppia può offrire.
Anche un percorso di psicoterapia individuale permette poi di comprendere come il disagio vissuto nella relazione sia legato alla propria vita emotiva, alla propria storia e ai propri desideri profondi.
Dr. Manrico Caputo
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